domenica 10 aprile 2016

Cloverfield - 2008

Dopo tre settimane di rischi indicibili e traversie innumerevoli, eccomi di nuovo qua con una nuova recensione!
Quest'oggi parliamo del predecessore di 10 Cloverfield Lane; me lo ricordo come se fosse uscito l'altro ieri e invece ha già otto anni sul groppone. Ecco a voi Cloverfield, la vicenda di un mostro marino che rade al suolo Manhattan, interamente documentata da un cameraman amatoriale.
Lo stile è quello di The Blair Witch Project o L'ultimo esorcismo, tanto per intenderci; tutto girato in prima persona con una telecamera portatile, e una domanda tanto ovvia quanto senza risposta: ma perché cazzo questi qua continuano a girare perfino quando sanno benissimo che stanno per essere afferrati/tramortiti/sbudellati dal cattivo di turno? L'istinto di sopravvivenza non vale per questi tizi? Ma chi ve lo fa fare di continuare a documentare il tutto? Buttate la telecamera a terra (o meglio ancora, scagliatela contro il vostro inseguitore) e fuggite a gambe levate!
Anche Cloverfield, pur con la supervisione del mio idolo J.J. Abrams, cade vittima del paradosso del cameraman, come potrete ben convenire se avete visto il film. E se invece non l'avete ancora guardato, leggetevi queste poche righe qui di seguito e decidete se ne vale la pena o meno.
E adesso, la trama.

La copertina del Blu-ray tedesco in tutto il suo bruttume.
COSA SUCCEDE IN CLOVERFIELD
Rob sta trascorrendo una (relativamente) piacevole serata in compagnia dei suoi amici, i quali hanno organizzato per lui una festa a sorpresa in occasione del suo imminente trasferimento in Giappone. L'atmosfera gioviale viene tuttavia interrotta da un improvviso black-out, a cui si susseguono violente esplosioni che devastano il quartiere di Manhattan, dove Rob e i suoi amici stanno festeggiando. Gli abitanti si riversano per le strade in preda al panico, mentre le forze di polizia invitano chiunque a evacuare il quartiere il prima possibile. In quel mentre Rob riceve una telefonata da Beth, amica di lunga data nonché ragazza di cui è innamorato; Beth racconta di essere bloccata nel suo appartamento, situato proprio nel centro di Manhattan, e di essere gravemente ferita.
Rob ha una vaga idea di che cosa stia accadendo: Manhattan è sotto assedio e l'esercito sta combattendo con tutti i mezzi a disposizione contro una creatura mastodontica che sta radendo al suolo l'intero quartiere. Nonostante ciò, il giovane, insieme a un gruppetto di amici che era con lui alla festa, decide di raggiungere il palazzo in cui abita Beth nel disperato tentativo di portarla in salvo.

Una delle poche scene "fisse" durante la festa d'addio di Rob.
Forse perché il nostro cameraman ha una cotta per la ragazza seduta sullo sgabello?
COMMENTIAMO CLOVERFIELD
Se prendiamo per vero quanto ci racconta J.J. riguardo la genesi di questo film, il tutto nasce da un viaggio in Giappone durante il quale il nostro amico si meraviglia del fatto che ancora oggi Godzilla sia estremamente popolare nel paese del Sol Levante, nonostante siano passati più di cinquant'anni dalla sua comparsa sul grande schermo. Con trenta film sul groppone, videogiochi, giocattoli e tutto il merchandising possibile e immaginabile, la fama del mostro radioattivo sembra più viva che mai.
Cosicché a J.J. viene in mente di realizzare una sorta di Godzilla statunitense, nella speranza di duplicare la ricetta di successo e dare vita a una lunga serie. Dato però che il mostrone di Cloverfield nasce e muore (spoiler: solo in senso metaforico) con questa pellicola, possiamo dire che la ricetta ha perso qualche ingrediente essenziale per strada. Bisognerà ora vedere come proseguirà la serie con l'impronta che le ha dato 10 Cloverfield Lane. In ogni caso, tralasciando le speculazioni, come film stand-alone Cloverfield è un buon prodotto oppure no?
La mia risposta è: bah.

Yaaaaaayyy! Esplosioni, luci, panico!!!
Il film è un grandioso esercizio di stile, dove la tecnica è maestra indiscussa e il sentimento è relegato in un angolino. Vi do qui un esempio pratico: come dicevo agli inizi, Cloverfield è interamente girato in prima persona da uno degli amici di Rob, il quale non è un cameraman professionista: ciò significa che numerose sequenze risultano essere instabili e/o fuori fuoco. In realtà il film è girato da operatori esperti che fingono di riprendere come se fossero dei dilettanti; il risultato è sicuramente convincente, e l'impegno dimostrato dai vari operatori è davvero encomiabile. Tuttavia il concetto sa più da curiosità da "dietro le quinte" che altro, è un plus che va a favore di chi ha lavorato a questo film e nulla più. Anzi, a quanto sembra, molti spettatori non hanno apprezzato l'eccessivo realismo di una telecamera sempre traballante; alcuni di essi hanno perfino accusato nausea e vertigini mentre assistevano alla proiezione.
Mammolette. Cloverfield si lascia guardare senza problemi, datemi retta. Se proprio mi devo lamentare di qualcosa, devo dire che non è stato facile catturare delle schermate che fossero a fuoco. Ma a parte questo, assicuro nuovamente che la visione non provoca malori di alcun tipo. A meno che non soffriate di mal d'auto anche quando siete voi stessi alla guida.

Fate ciao con la manina alla Statua della Libertà. A essere pignoli, la computer grafica è piuttosto deludente.
Esattamente come The Blair Witch Project, Cloverfield è il prodotto finale di una lunga e martellante campagna di marketing, nella quale si svelava poco o nulla del contenuto effettivo del film, ma che contribuiva a suscitare interesse e a mantenerlo costante. Ed esattamente come The Blair Witch Project, Cloverfield si apprezza molto meglio se lo colleghiamo alla campagna pubblicitaria che ha preceduto la distribuzione della pellicola. Perché di per sè Cloverfield non è altro che la riproduzione su grande schermo di un filmato girato da un ventenne che documenta la distruzione di Manhattan. Non ci sono un inizio e una fine ben precisi, è tutto un immenso in medias res: se tu, spettatore, non hai vissuto il marketing sulla tua pelle nel 2008, questo film avrà per te lo stesso impatto che hanno i filmini delle vacanze dei tuoi amici. Belli, ma tu non c'eri, quindi chettefrega?
In poche parole, Cloverfield come esperienza vissuta nel 2008 aveva un suo perché; invece, come film a sè stante per il mercato home-video ha meno senso di esistere.
Non c'è nulla che non funzioni, sia ben chiaro: il film è girato in maniera magistrale, gli attori sono credibili e la trama non è mai noiosa. Ah, la questione riguardante il "paradosso del cameraman" accennata agli inizi non influisce sul mio giudizio finale, perché in ogni caso in questo genere di film il cameraman è un completo idiota, e noi spettatori non possiamo fare altro che prenderne atto e gioire silenziosamente nel momento in cui verrà fatto fuori dal cattivo/mostro di turno.
In ogni caso, l'impressione finale è più quella di un esercizio di stile che non quella di un film realizzato col cuore.

Una telecamera a Manhattan che riprende una TV che riprende Manhattan.
Molto più comodo e pratico che uscire dal negozio e riprendere in prima persona, no?
IN CHE LINGUA LO GUARDO?
Ah beh, in inglese senza alcun dubbio. La versione italiana non fa schifo, ci mancherebbe; è solo che la separazione dei canali audio è pressoché nulla. In altre parole, se in inglese avete sempre una chiarissima idea del luogo di provenienza di un certo suono o una certa voce, che sia davanti a voi, dietro di voi, alla vostra destra o alla vostra sinistra, in italiano questo effetto manca del tutto. Aggiungiamo pure che in Cloverfield il suono è una componente essenziale per creare l'atmosfera di tensione che si respira per l'intera durata del film, per cui se manca il suono manca anche la tensione, e voi non avete più alcun motivo per guardare questo film.

La traduzione in italiano è discreta; nulla di eclatante ma fa il suo dovere. Ho trovato un unico errore grossolano, nella scena in cui Rob cerca di chiamare un ascensore il quale, a causa del black-out, non ha la benché minima voglia di funzionare. La sua amica Lily allora gli suggerisce:

Why don't you take the stairs?

che in italiano diventa

Non vorrai usare le scale?

quando in realtà sarebbe

Perché non prendiamo le scale?

In pratica, la Lily americana propone un'alternativa all'ascensore, mentre la Lily italiana si stupisce che Rob voglia farsi una serie di piani a piedi.
In ogni caso, la scena a cui questo dialogo si riferisce non è rilevante ai fini della trama, quindi si può tranquillamente chiudere un occhio. Mi sembra comunque davvero strano che durante la traduzione nessuno se ne sia accorto. In ogni caso, c'è ben di peggio.
Super-riassumendo, lasciate perdere il doppiaggio italiano e godetevi Cloverfield in inglese: vi assicuro che le vostre orecchie vi ringrazieranno.

Sì, Beth abita lassù, in quella che ora è diventata la Torre di Pisa a New York.
VOTO
Dal 6 al 7. Cloverfield rimane un ottimo prodotto dal punto di vista tecnico: se siete appassionati di cinema, e soprattutto di tecniche cinematografiche, dovete concedergli una visione. Ai non-appassionati consiglio invece di passare oltre.

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