Un po' Misery non deve morire, un po' Room, un po' Lost durante la seconda stagione, 10 Cloverfield Lane è un thriller claustrofobico, o un esperimento in stile sindrome di Stoccolma finito male, se volete, con uno scenario apocalittico a fare da contorno.
Il film è un seguito-nonseguito (con gli accenti sulla 'e') di Cloverfield, il Gozzillone che nel 2008 è comparso dal nulla e ha distrutto New York. Ma qui siamo in Louisiana, giù al sud, qualche anno dopo; niente metropoli da radere al suolo, e niente mostri titanici all'orizzonte. O almeno così sembra.
Se vi piacciono le pellicole che vi fanno saltare sulla sedia, questo è il titolo per voi. Io l'ho trovato davvero ben realizzato (con qualche sbavatura, ma ne parliamo più avanti), e lo consiglio caldamente.
Inoltre, non è assolutamente necessario aver visto il predecessore per godersi appieno 10 Cloverfield Lane. In ogni caso, siccome in Italia il film uscirà soltanto tra un mesetto, perché non dare un'occhiata al buon vecchio Cloverfield nel frattempo? Vi assicuro che ne vale la pena.
E se avete ancora dei dubbi, tornate qui tra una settimana e leggetevi la mia recensione su Cloverfield.
COSA SUCCEDE AL NUMERO DIECI DI CLOVERFIELD LANE
Michelle lascia New Orleans dopo un litigio con il fidanzato; nella notte, la sua auto esce di strada dopo essere stata ripetutamente colpita da qualche cosa di indefinito. Quando Michelle si risveglia, scopre di trovarsi in un bunker sotterraneo, insieme a due uomini: Howard, sulla sessantina, costruttore e proprietario del bunker, ed Emmett, più o meno della stessa età di Michelle, vicino di casa di Howard.
Alla giovane donna viene raccontato che nelle ore precedenti si è scatenato l'inferno sulla terra: un attacco chimico, o forse nucleare, a opera di non si sa chi; potrebbero essere i Russi, o peggio ancora, extraterrestri. Michelle è viva solo grazie a Howard, il quale ha notato l'auto fuori strada prima di rifugiarsi nel suo bunker, e ha tratto la ragazza in salvo. Non c'è nulla da fare, sulla superficie sono morti tutti: Howard, Emmett e Michelle sono gli unici sopravvissuti.
Tuttavia c'è qualcosa di sospetto nel comportamento di Howard: quello che racconta corrisponde a verità, e quindi Michelle ed Emmett gli devono la vita, o i suoi sono solo i deliri di un pazzo che ha perduto completamente il contatto con il mondo reale? Michelle è intenzionata a scoprire cosa sia successo veramente là fuori.
COMMENTIAMO 10 CLOVERFIELD LANE
La pellicola è l'ultima arrivata della casa di produzione Bad Robot, fondata dal mio grande amico J.J. Abrams (che fa solo finta di non conoscermi, per esigenze di ordine pubblico). J.J. possiede il magico dono dell'artista visionario: creare mondi e storie verosimili nei contesti più disparati, e 10 Cloverfield Lane non fa eccezione.
La regia è stata affidata a un nuovo arrivato, il giovane Dan Trachtenberg (bel cognome: mi ricorda il suono che fanno i vecchi quando scatarrano sul bus), il quale dimostra un talento inaspettato dietro la macchina da presa. In particolar modo, il regista conosce molto bene come creare momenti di fortissima tensione: avete presente Kathy Bates in Misery non deve morire? Ecco, viaggiamo sullo stesso livello.
Il mondo di 10 Cloverfield Lane è quanto di più spoglio, scarno e incolore ci possa essere: un rifugio sotterraneo, e tre attori. Niente di più. L'intero dramma si svolge all'interno di questo fabbricato non più grande di una sessantina di metri quadrati, reso ancora più angusto dalla mole di Howard, il paranoico proprietario del bunker interpretato da quell'armadio che è John Goodman.
Tanto di cappello a John nel dar vita a un personaggio complesso quale è Howard, diviso tra un sincero desiderio di aiutare Michelle ed Emmett a sopravvivere negli anni futuri, e un'incapacità totale di comprendere le emozioni e i sentimenti altrui. Howard è più macchina che uomo; non solo per la sua stazza, ma anche per la sua assoluta assenza di espressioni facciali: non importa il suo stato d'animo, Howard mantiene sempre l'identico viso leggermente imbronciato dalla prima all'ultima scena. E' inquietante, perché noi spettatori ci rendiamo conto che è lui il capo, è lui che detiene il potere decisionale in quel rifugio sotto terra: ma come si può interagire con un individuo che non prova emozioni?
La ricetta è quella vincente per un thriller psicologico da cardiopalma: un'ambientazione dalle dimensioni ridotte, e un personaggio dal carattere imperscrutabile. Gli ingredienti funzionano, e posso assicurare che per l'intera durata del film si ha la sensazione di non essere mai al sicuro.
Poi arrivano i momenti in cui salti sulla sedia perché tutto ti aspetti, ma non quello, e ti rendi conto che 10 Cloverfield Lane sa anche farti spaventare a dovere.
Tutto sembra funzionare alla perfezione, dunque; tutto, meno un problema di ritmo nell'azione durante l'ultimo quarto d'ora. Senza rovinare la visione a nessuno, vi basti sapere che in 10 Cloverfield Lane vi sono due climax a distanza molto ravvicinata: il primo si risolve in maniera impeccabile, il secondo purtroppo è lento, confusionario e davvero poco credibile. Un gran peccato, perché si tratta proprio delle ultime scene, quando i nodi dell'intera vicenda vengono al pettine, e vedere il secondo climax risolversi in una maniera così amatoriale lascia in bocca un retrogusto che ha l'amaro sapore della delusione.
In ogni caso, bisogna ricordare che si tratta del primo lavoro di Dan Trachtenberg, e se queste sono le premesse, sono davvero curioso di vedere che cosa sarà in grado di realizzare con qualche anno di esperienza in più.
VOTO
7 e mezzo. Per essere alla sua prima esperienza come regista di un lungometraggio, Dan Trachtenberg ha svolto un lavoro invidiabile. Certo, c'è quel problemuccio del ritmo troppo lento sul finale che purtroppo va a incidere sul voto complessivo. Bravo comunque il regista, e bravi i tre attori principali.
Le personalità contorte vi affascinano? Sentite il bisogno di un'ora e mezza di genuina inquietudine? Allora rendete omaggio a 10 Cloverfield Lane e prenotate un posto in sala quando il film uscirà in Italia. Non ne rimarrete delusi.
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