domenica 28 febbraio 2016

A Bigger Splash - 2015

Lui, lei, l'ex e la figlia dell'ex in un film noir ambientato intorno a una piscina nella cornice mediterranea dell'isola di Pantelleria. Tra vecchie passioni mai sopite, rancori e attacchi di gelosia, sappiamo già che la vicenda finirà in tragedia, quindi prepariamoci una bella confezione di pop-corn e godiamoci le morbose vacanze dei nostri protagonisti.
Ammetto che di Luca Guadagnino, regista di A Bigger Splash, conosco ben poco: questo è il suo primo lavoro che sono riuscito a guardare dall'inizio alla fine. Ho tentato qualche anno fa di dare una chance a Melissa P., ma ho desistito dopo 20 minuti. Mi dicono che Io sono l'amore sia una pellicola valida; mah, in futuro potrei anche pensare di recuperarla.

Ma veniamo a questo "grande spruzzo": è il remake di un film francese di fine anni Sessanta con Alain Delon e Romy Schneider, intitolato La piscina. Anche in questo caso ammetto la mia ignoranza in materia: non ho visto La piscina e al momento una sua visione non risulta tra le mie priorità. Non mi metterò quindi a disquisire quanto di quest'ultimo lavoro di Guadagnino sia un omaggio, quanto ci sia di originale, eccetera.
Perché in ogni caso sono riuscito a godermi A Bigger Splash senza conoscere nulla delle sue origini, e per la proprietà transitiva lo potete fare anche voi.

COSA SUCCEDE IN A BIGGER SPLASH
Marianne è un'affermata rockstar che ha subito di recente un'operazione alle corde vocali; per rilassarsi nell'attesa di poter tornare a cantare, decide di trascorrere l'estate insieme al fidanzato Paul nell'isola di Pantelleria. I due però vengono raggiunti dall'esuberante produttore discografico Harry, il quale sta soggiornando in Italia assieme alla giovane figlia Penelope. La presenza in casa di quest'ospite inatteso, il cui carattere estroverso e festoso ben si sposa con la personalità indomita di Marianne, trascina Paul in una spirale di gelosia.
Non bisogna dimenticare inoltre che Harry è l'ex fidanzato di Marianne; Paul quindi sospetta, a ragione, che Harry sia giunto di proposito a Pantelleria per innescare un ritorno di fiamma nella rockstar.
Contemporaneamente Penelope comincia a interessarsi al taciturno e riservato Paul, flirtando con lui in maniera sempre meno innocente. L'idillio della vacanza si infrange in un crescendo di tensioni, segreti non rivelati, e parole che invece non si sarebbero mai dovute pronunciare.

COMMENTIAMO A BIGGER SPLASH
Ok, diciamolo subito fuori dai denti: A Bigger Splash non è un film semplice, e non sono nemmeno sicuro di averlo compreso appieno. La regia è fenomenale per tre quarti della pellicola, con tocchi di classe quali l'ombra dell'aereo sulla coppia Marianne/Paul a inizio storia, sottile presagio del cataclisma che stravolgerà la loro vacanza, o l'incessante e nervoso saltellare della macchina da presa da un particolare all'altro: una grotta, un paio di occhiali da sole riflettenti, un tallone, un cazzo al vento.
Ebbene sì, il nudo e crudo qua abbonda, e ce n'è per tutti i gusti.

Torniamo seri. La Pantelleria di Guadagnino è suddivisa in tre microcosmi: gli stranieri in vacanza, la popolazione del luogo e i migranti provenienti dal Nordafrica. Rappresentanti di questi microcosmi possono anche stare nella stessa inquadratura, tuttavia non interagiscono gli uni con gli altri se non in rari casi, quasi si trovassero in tre Pantellerie differenti.
E' in questa mancanza di interazione che ho trovato particolarmente ostico il messaggio del film, se mai ce ne sia uno. Perché inserire la questione dell'ondata migratoria, se comunque la storia regge benissimo anche senza? Dato che la durata di una pellicola è limitata, e in due ore devi saper raccontare una storia che abbia un senso se vuoi che il pubblico ti segua (a meno che non ti chiami Andy Warhol), mi sono chiesto come mai Guadagnino abbia voluto inserire queste sequenze con gli immigrati nordafricani, all'apparenza completamente avulse dal turbine di passioni e gelosie represse dei quattro protagonisti.

E non mi è mica stato facile tirar fuori una spiegazione razionale.

L'unica interpretazione decente che sono riuscito a trovare è nel modo in cui i quattro protagonisti vengono caratterizzati, in particolar misura la coppia Marianne/Harry, la rockstar e il produttore discografico: due persone che avevano la forza di cambiare il mondo con il loro talento e la loro pulsione rivoluzionaria (specialmente Harry, che sfoggia un tatuaggio sul petto con falce e martello), ma che si sono via via imborghesite e isolate dal resto del mondo.
A queste persone, così autocelebrative e prigioniere del loro passato, che arrivano a giustificare le proprie azioni con un lapidario "Siamo tutti osceni", la questione dei migranti appare come un qualcosa di fuori posto, quando in realtà i fuori posto sono proprio loro.

Da un certo punto di vista l'indifferenza dimostrata da Marianne e gli altri, da questi "comunisti" da salotto, fa rabbrividire: non dovrebbero essere i primi a interessarsi delle condizioni dei migranti? E invece niente, si barricano nell'edonismo della loro casa-fortezza dove ascoltare dischi in vinile (rigorosamente), ricordare di quanto si era fighi insieme ai Rolling Stones, e creare situazioni equivoche.
Non che mi dispiaccia: come dicevo, il film eccelle nei momenti di tensione che vengono a crearsi tra i quattro protagonisti; in ogni caso, quella sensazione di "fuori posto" rimane.

Per concludere, avrò compreso il messaggio di questo film, o ci sono almeno andato vicino? Quello che ho appena scritto ha un minimo di senso o è uno svarione degno del miglior Enrico Ghezzi? Non lo so, non pretendo di avere la verità in tasca; l'unica cosa che posso dire è che questa pellicola mi ha fatto riflettere. E già questo mi basta e avanza per consigliarvi A Bigger Splash.

VOTO
7 più. Merita una visione, ma fatevi un piacere e guardatevelo per conto vostro, senza fidanzati/e, mariti, mogli o amanti intorno: può condurre a paranoia.

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