martedì 1 marzo 2016

Premi Oscar 2016 Mix and Match


Con le statuette ancora calde, pubblico un breve aggiornamento sui film premiati che ho avuto occasione di vedere in questi mesi. Pochi, mannaggia a me: soltanto il quartetto qui sopra. Mi metto in ginocchio sui ceci da solo per non aver ancora guardato Mad Max: Fury Road. Il Blu-ray è stato prontamente ordinato la settimana scorsa, e prima o poi spero che riesca a raggiungere il mio eremo lussemburghese.
Ok, per il momento concentriamoci sui film che ho effettivamente guardato. Poche righe per ciascuno, soprattutto perché sono già trascorse alcune settimane da quando sono andato a vederli, e non posso ricordare ogni singola scena.

THE HATEFUL EIGHT - 2015
Premio Oscar per la miglior colonna sonora a Ennio Morricone

Qui lo posso dire, tanto è il mio blog: questo film mi ha provato. Parecchio. In parte è colpa mia, perché dopo otto ore passate in ufficio ho deciso di andare a vedere un film che ne dura tre. Inoltre, durante i primi 90 minuti non succede praticamente nulla, e in un paio di occasioni ero lì lì per cedere alla palpebra calante. Poi, quando il film ingrana, è un meraviglioso festival di ruggine, sangue e merda, degno del miglior Tarantino; ma per arrivarci a questo festival bisogna resistere all'abbiocco.
Lo avessi visto durante il weekend magari l'avrei apprezzato di più.

The Hateful Eight è un western ambientato all'interno di una stazione di ristoro per diligenze, dove otto personaggi poco raccomandabili trovano riparo da un'imperversante bufera di neve. Tarantino divide i suoi otto eroi in due squadre: i "giusti" che stanno dalla parte della legge (due cacciatori di taglie e uno sceriffo alle prime armi), e i "malviventi" (una brigantessa prigioniera di uno dei cacciatori, e tre scagnozzi della sua banda in incognito); l'ottavo personaggio, un anziano generale sudista, non partecipa direttamente allo scontro.
Lo scopo dei "giusti" è di raggiungere il villaggio di Red Rock, ciascuno per un motivo differente, mentre l'obiettivo dei "malviventi" è quello di liberare la donna, capo della loro banda.
Ne consegue un duello senza esclusione di colpi tra le due squadre, fatto di inganni ed esasperazioni sia fisiche che psicologiche, una sorta di Agatha Christie in chiave splatter.
Se volete sapere quale delle due squadre ne esce vincitrice, andate a guardarvi il film e soffrite anche voi.

Voto: 7 e mezzo. Un incipit più spedito avrebbe di sicuro giovato a questa pellicola. Guardatelo a mente sveglia e vi divertirete un mondo.


REVENANT - REDIVIVO - 2015
Premio Oscar per la miglior regia ad Alejandro Iñárritu
Premio Oscar per il miglior attore protagonista a Leonardo DiCaprio (yay, ce l'hai fatta Leo!)
Premio Oscar per la miglior fotografia a Emmanuel Lubezki

Forse più di qualunque altro film candidato quest'anno, Revenant incarna il motto "No pain, no gain". Due ore e mezza di sofferenza fisica portata allo stremo, con un Leo prima sbranato da un'orsa, poi lasciato in fin di vita dai suoi compagni, poi braccato dai nativi americani, poi ancora mezzo morto assiderato... senza contare che in tutto questo uno dei suoi compagni gli ha ammazzato il figlio sotto gli occhi.
Insomma se te la vuoi guadagnare questa statuetta d'oro, allora devi soffrire. Ma proprio tanto.

Revenant è ispirato a una storia vera, quella dell'esploratore Hugh Glass abbandonato nelle foreste del South Dakota, dopo che i suoi compagni lo avevano creduto morto.
Iñárritu riprende la vicenda originale, mettendo in rilievo la formidabile forza di volontà di quest'uomo nel fronteggiare ogni tipo di avversità per ritrovare l'assassino del figlio e farsi giustizia.
La regia è spettacolare: il piano sequenza iniziale in cui i protagonisti sfuggono per miracolo all'imboscata dei nativi vale da solo il prezzo del biglietto. E poi c'è Leo, in un'interpretazione ferina che da sola tiene in piedi l'intero film.

Voto: 8 più. Revenant lascia semplicemente a bocca aperta. Guardatelo; è un ordine.


IL CASO SPOTLIGHT - 2015
Premio Oscar come miglior film
Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale a Tom McCarthy e Josh Singer

Allora, prima domanda: perché in italiano ci hanno dovuto aggiungere quelle due paroline al titolo? Che poi uno va a pensare che ci sia un caso di cronaca chiamato "Spotlight". No, "Spotlight" è semplicemente il nome di un team del Boston Globe che si occupa di giornalismo d'inchiesta: quindi ricerche negli archivi, raccolta di testimonianze, interviste, eccetera.

La trama in breve: nel 2001 si instaura al Boston Globe un nuovo direttore, Marty Baron. Il team Spotlight è alla ricerca di un nuovo tema su cui lavorare, e Baron propone di indagare su alcuni casi di abusi sessuali su minori perpetrati da esponenti del clero di Boston.
Nel corso della prolungata indagine, la squadra mette alla luce un sistema omertoso protrattosi per oltre trent'anni, nel quale i sacerdoti colpevoli di violenza nei confronti dei minori vengono semplicemente trasferiti di parrocchia in parrocchia senza mai essere denunciati alle autorità.

Per come è girato, Il caso Spotlight è un grosso punto interrogativo. E' una pellicola pacata, rilassante, in netto contrasto con l'orrore che i cinque membri del team scoperchiano nel corso della loro indagine. Anche la recitazione degli attori è estremamente composta: davanti a loro si rivela pian piano un machiavellico sistema di insabbiamenti e bustarelle, eppure i cinque giornalisti non battono ciglio, rimangono obiettivi qualunque sia l'orrore che si trovano davanti. La deontologia professionale viene prima di tutto.
Proprio per questa pacatezza di fondo non c'è nulla che risalti nel caso Spotlight; e devo ammettere che il premio Oscar come miglior film mi ha stupito. Ma forse è proprio la ricerca dell'obiettività a tutti i costi che rende questa pellicola degna di nota.

Voto: 7 e mezzo. Da cineforum.


INSIDE OUT - 2015
Premio Oscar come miglior film d'animazione

Titolo rimasto in inglese perché tanto siamo diventati tutti impeccabili anglofoni. Magari.
Neanche un sottotitolino, che ci piace tanto? Che so Inside Out - Che ti passa per la testa?, Inside Out - Viaggio al centro della mente, Inside Out - A Siamo Fatti Così gli fa una pippa?

Ok, di questo film possiedo già il Blu-ray, quindi prima o poi gli dedicherò una recensione completa.
Inside Out è la storia di Riley, una ragazzina undicenne trasferitasi da poco con i genitori a San Francisco. Ambientarsi nella nuova città non è facile, e tale disagio si riflette nelle emozioni che risiedono nella mente di Riley: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto. Quando, a causa di un incidente, Gioia e Tristezza vengono scaraventate fuori dal quartier generale della mente di Riley, la protagonista si ritrova sempre più in difficoltà nel socializzare con i compagni di scuola e interagire con i genitori. Gioia e Tristezza devono quindi riuscire a ritornare al quartier generale il prima possibile per rimettere a posto lo stato d'animo disorientato della giovane ragazza.

Inside Out è un gioiellino come solo la Pixar sa creare: come ci riescano (quasi) ogni volta è un mistero. Riley siamo noi a undici anni, non più bambini ma non ancora adolescenti, di fronte a un evento che non riusciamo a comprendere ma che dobbiamo accettare, come il trasloco in un'altra città.
Inutile dirlo, la personificazione delle cinque emozioni è azzeccatissima; ma non solo, l'intero concetto di come è strutturata la nostra mente ha un che di strabiliante. Mi risulta oltremodo difficile riassumere in due scarni paragrafi un film complesso come Inside Out: se non l'avete ancora visto, fatelo ora.

Voto: 8 meno. Rigorosamente vietato ai minori di sette anni perché non lo capirebbero.


E con queste quattro mini-recensioni si chiude la mia serata degli Oscar. Chissà che l'anno prossimo non riesca a vedere qualche pellicola in più prima delle premiazioni. Staremo a vedere. Nel frattempo, buone visioni!

Nessun commento:

Posta un commento